che io riposi un poco per pietà:
dodici lune ho visto consumarsi,
più di trecento notti ho perso già.
L’uomo dentro al mio specchio sputa amaro,
ride di quel silenzio che comprai
e crede che io sia certo il peggiore
nemico che lui abbia avuto mai.
In una tazza ho messo tutto il sale
delle mie sporche lacrime lontane,
di fronte a questo oceano di male,
non posso che tacere,
non posso più cantare.
Quei giorni sai mi vengono a cercare,
sanno trovarmi sempre ovunque sia
e sono troppo ubriaco per scappare,
perché che ho bevuto per cacciarli via.
Cene scadute e pezzi di Natale,
cuore raffermo e briciole di pane,
ettolitri di buio nelle vene
e cera di candele
sigilla le parole.
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